Parco Spallanzani nel Plesso Ospedaliero
Progetto di riqualificazione del parco
Reggio Emilia
2017
L’ Ospedale Spallanzani , nuovo tubercolosario per la cura degli ammalati infettivi, costruito per conto dell’Istituto nazionale della Previdenza
Sociale nel 1934 secondo Decreto del 1927 secondo le esigenze di una medicina in rapida crescita costituì il primo nucleo
dell’Arcispedale di S. Maria Nuova che progressivamente in quell’area definì il proprio impianto e la propria inarrestabile crescita .
L’edificio eclettico a tre piani improntato ad un rigoroso impianto simmetrico, era organizzato e diviso in due zone non comunicanti
per genere e gravità dell’infezione sia nel corpo di fabbrica sia nel disegno e fruizione del Parco .
L’area balsamica posta a sud era cinta da mura invalicabili e da cancellate per garantire il completo isolamento dei pazienti infetti
rimanendo nettamente separata dalla parte antistante posta a est destinata all’ingresso e alla permeabilità con il viale .
All’interno di questa progressiva evoluzione del Plesso ospedaliero e delle mutate esigenze sanitarie si innesta la rapida e progressiva
variazione funzionale dell’originario sanatorio. Da struttura strettamente caratterizzata da precise condizioni di isolamento dettato dalla
pericolosità dell’infezione, viene destinata a reparti di cura e degenza dal dopoguerra fino al 2005. Man mano fino ad oggi diviene sede di
attività sanitarie e soprattutto uffici, direzioni sanitarie, amministrative, tecniche, mutando completamente l’organizzazione funzionale
ed architettonica di dettaglio. Analogamente muta il proprio rapporto con il parco ed il contesto urbano .
Attualmente il Padiglione Spallanzani è sede di circa 300 dipendenti, con un forte flusso di utenti e della costante staffetta di operatori sanitari
proveniente dai dipartimenti dell’intero Complesso ospedaliero.
Il Parco in particolare ha mutato drasticamente la propria struttura relazionale, da Hortus conclusus/parco balsamico a parco urbano
ma non la propria morfologia. Al contrario il patrimoio arboreo si è progressivamente impoverito riducendo progressivamente la propria densità per effetto della vetustà delle
alberature che non sono mai state sostituite e la cui cura è sempre stata strettamente determinata dalla rimozione delle condizioni di pericolo .
Per queste ragioni il Parco del balsamico appare ancora riconoscibile,ma risultano sbilanciate le sfilacciate masse delle conifere poste
nelle riquadrature principali rispetto alle masse dei cedri in doppia fila prossimi al prospetto sud dell’edificio che in origine doveva essere
soleggiato per garantire la condizione di esposizone al sole delle ampie terrazze.
Le riquadrature centrali sono ora spoglie mentre le aiuole prossime all’edificio sono sovradimensionate fino a ribaltarne completamente la percezione.