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Area "Ex-Tintoria"

Ipotesi di restauro urbano

2009


A lato del progetto del Parco lineare del Rodano si apre una porta che potrebbe rappresentare un utile contributo alla soluzione di un tema urgente e certamente emblematico per il ruolo e per la collocazione dell’ambito “ex Tintoria“ nel Parco del Mauriziano.
Il titolo ne introduce il contenuto sperimentale, una semplice ipotesi, poiché la attuale presenza del vincolo di tutela non consente la rimozione delle povere costruzioni in rovina dopo le ingiurie dell’abbandono e la ricostruzione con poveri mezzi dopo i bombardamenti del ‘45 alle gloriose Officine Reggiane.
Se ad ogni seria disciplina scientifica ed artistica si riconosce il fondamento della ricerca quale ineluttabile strumento di innovazione e crescita, più che di un “sogno”, sarebbe utile parlare appunto di ricerca quale semplice ipotesi dialettica e sperimentale, una fra le tante possibili.
Astraendo dunque per spirito di ricerca dal valore necessario “ex lege” del vecchio manufatto, in questa ricerca si pone a confronto l’istanza storico artistica degli edifici con l’istanza del recupero ambientale dei valori prospettici del parco e dell’asse fondamentale del viale Arco-Casino. Eccellenza stranamente misconosciuta nel nostro paese ma della quale si deve essere molto orgogliosi, senza dimenticare che il restauro è scienza e arte molto giovane e in divenire, soprattutto nella estensione non più prorogabile del concetto di restauro ai paesaggi urbani e rurali, luoghi problematici ove i disastri della città diffusa senza qualità, degli sprechi energetici, stanno bruciando nella pianura padana ogni spazio residuale.
Dunque l’ipotesi di restauro urbano, prevede l’alleggerimento del carico urbanistico ed edilizio, il recupero dei profili, la profondità di campo, le funzioni ospitate quasi invisibilmente sotto un prato che si modella come gli argini del torrente-canale, la difesa dal rumore della via Emilia in un continuum percettivo, un sistema di spazi discretamente affacciati verso il parco storico, per la valorizzazione del complesso paesistico e monumentale, nel pieno ripristino delle proprie esclusive prerogative. Un disegno per il quale ci siamo avvalsi delle suggestioni e di toni coloristici di uno tra i più straordinari pittori del paesaggio italiano, a spingere piacevolmente la ricerca verso una sorta di ritratto postumo quanto virtuale ed immaginario di questi luoghi da parte del grande pittore Turner, a comprova delle potenzialità mimetiche delle moderne strutture nel delicato ambiente.
Torniamo con concretezza dalla sperimentazione alla realtà: pur in presenza del vincolo che ne vieta la demolizione si potrà coerentemente sviluppare un intervento conservativo secondo modalità di valorizzazione nel senso introdotto nel Codice dei Beni Culturali distinguendo garbatamente gli interventi contemporanei ad evitare una improbabile quanto possibile reinvenzione delle parti demolite nei bombardamenti del 1945.
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